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Roma, allerta per le sanificazioni delle Chiese

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Città del Vaticano – La sanificazione nelle chiese di Roma organizzata dalla Sindaca Virginia Raggi con l’ausilio dell’esercito è partita dal Divino Amore dove è andato tutto bene. Così dicono i sacerdoti. Un po’ meno, invece, alla parrocchia dei salesiani dedicata a Don Bosco, un edificio enorme costruito negli anni Cinquanta, in periferia, che era stato scelto simbolicamente come prima tappa della sanificazione, visto che proprio lì, a suo tempo, erano stati celebrati i funerali del capostipite dei Casamonica. Le operazioni per debellare il coronavirus dentro la chiesa – una procedura standardizzata e già utilizzata dai militari con successo per grandi strutture, caserme, ospedali – ha fatto emergere effetti collaterali indesiderati ai quali forse nessuno aveva pensato prima.

A questo punto si è aperto il problema che è stato esplicitato da uno dei vescovi ausiliari, monsignor Palmieri, il quale ha fatto avere ai parroci del centro una raccomandazione di carattere informale a ripensare alla procedura di sanificazione, almeno non in questi termini.

«La mia chiesa è piena di intarsi seicenteschi, ci sono suppellettili d’epoca, candelabri antichi, dipinti che si possono rovinare. Preferisco sanificare personalmente con prodotti idonei ma evitare il rischio di danneggiare il patrimonio» dice preoccupato uno dei parroci del centro che però desidera mantenere l’anonimato perché dal Vicariato, la scorsa settimana, è arrivata la singolare direttiva al clero di non parlare con nessun giornalista. Censura totale. Una specie di bavaglio.

E così il parroco, gentilmente, si limita a spiegare che la sanificazione l’esercito si farà all’esterno ma difficilmente all’interno della sua chiesa. Meglio pensarci da soli. Intanto la prossima settimana inizieranno i sopralluoghi per continuare le sanificazioni, solo che stavolta saranno studiate in base alle esigenze del luogo. Roma è piena di chiese incredibili con dipinti, affreschi, altari scolpiti, candelabri d’arte, scranni e mobili con bassorilievi unici. «I sali di ammonio quaternari non li userei mai».

Fonte: ilmessaggero.it – roma